CAPITOLO 7, il combustibile

Voglio rassicurare gli ecologisti come me. Coloro che applicano la regola delle tre erre: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Ma anche i nemici dell’ecologia. Mi riferisco a coloro che, pur definendosi ecologisti, non fanno mai una rampa di scale a piedi; coloro che al mattino si lavano la faccia con l'acqua calda anche quando non fa freddo, che non riducono la quantità di avanzi, non riutilizzano  il riutilizzabile e non riciclano nulla. No, non sono partecipe al disboscamento, tagliando alberi per la legna da ardere nel termo-camino. 


 

Nel mio terreno crescono più alberi di quanti ne taglio per il fabbisogno. Inoltre ho lasciato che un migliaio di frassini, nati spontaneamente da semi trasportati dal vento, trasformassero negli anni un prato di mezzo ettaro in bosco.

 


Attualmente la casa è vissuta soltanto pochi giorni la settimana e le piante crescono più velocemente di quanto mi necessiti tagliarne. Tuttavia, in caso di un soggiorno permanente, alberi da tagliare ce ne sarebbero a sufficienza per il riscaldamento e la produzione di acqua sanitaria senza diminuirne il numero.

Molte volte, mentre osservavo quelle giovani piante di frassino che si riprendevano il loro antico territorio, mi sono chiesto quanta fatica avevano dovuto affrontare gli antichi abitanti di questo posto per "espropriare" quei fazzoletti di terra al bosco. Quando disboscare voleva dire avere un prato per la sopravvivenza degli animali. E avere degli animali la sopravvivenza dell’uomo. Oggi, a parte chi lavora la terra per mestiere, procurarsi un fazzoletto di terra per molti è un capriccio e penso che sia un bene: per fortuna la “civiltà” del consumismo insieme a molte cose buone ne ha spazzato via anche una brutta, la fame. Però credo che stiamo esagerando nel consumare oltre il necessario, l'utile, il superfluo, l'inutile e spesso anche il dannoso.